Briare – Jargeau
18 agosto 2021. 80 km…
… grazie ai soliti errori. Circa dodici di questi 80 chilometri sono stati degli andirivieni; uno stamattina, e vabbè, ma quando ormai era tardi ed ero a pochi chilometri dalla meta, patatrac: the fatal error!
Ieri sera mi ero fermata a Briare anche perché non riuscivo a ritrovare la ciclovia. Stamattina ritorno sul luogo del “delitto”, il cartello della ciclovia con l’indicazione Orléans 87 km. Incontro una coppia di cicloturisti francesi, Estelle e George, e insieme riusciamo a trovare la strada giusta. Sperare che te la indichi miss Google neanche pensarci! Se guardo gli spostamenti di oggi, mi dà quasi tutte linee rette il che significa che non conosce quel sentiero. Comunque si attraversa la Loira e ne si segue il corso. Appare inquietante una centrale nucleare, ma sarà solo la prima di una serie abbastanza numerosa.
Errore numero uno: sicuramente non ho visto una freccia e ho preso uno sterrato che passa vicinissimo alla centrale. Qui il fondo diventa sabbioso, sempre più, ma le numerose tracce di ruote di bicicletta fanno ben sperare. Macché! Quando, dopo un po’, vedo tracce di pneumatici simili ai miei li metto a confronto: sono proprio i miei, sto tornando indietro! Quattro chilometri gratis.
Decido di non andare a Gien, mi limito a qualche foto dall’altra sponda, e rimango sulla rive gauche passando per paesini fantastici. A Poilly lez Gien mi fermo per la pausa pranzo in una bella area di servizio piena di fiori accanto alla quale scorre un ruscello. C’è una famigliola francese con tre figlie, la più piccola di nove anni, che stanno facendo le vacanze in bici sulla Loira. Notevole un paese più avanti, Lion en Sullias. La prima ad attrarre la mia attenzione è una chiesa molto particolare del XI sec, poi la bella piazzetta con area di sosta sotto un gazebo tra i fiori, ma il pezzo forte è la fermata dell’autobus: accanto al posto per sedersi al coperto c’è una piccola biblioteca, ovviamente aperta e, sul retro, una toilette, ovviamente aperta… e pulita. Evito il solito, scontato, confronto con casa nostra. Ma i francesi, si sa, sono degli sporcaccioni, non hanno il bidet!
E poi iniziano le sedie. Alla prima che vedo, sull’angolo di una stradina davanti ai campi, penso a una prostituta, ma un foglio appoggiato sopra che noto con la coda dell’occhio mi fa sorgere qualche dubbio. Infatti. Avanzando si vedono sedie ovunque, con le quali gli abitanti hanno dato libero sfogo alla loro fantasia.
A Sully sur Loire, il primo bel castello sulla Loira, almeno, il primo che vedo io. Ci giro intorno, scatto qualche foto e mi dirigo all’ufficio turistico posto in una torretta per cercare qualcosa per la notte. Spero ancora di arrivare ad Orléans, tardi però, per cui vorrei già sapere dove alloggerò. A Orleans niente da fare, le sistemazioni alla mia portata o sono al completo o non accettano i cani. La ragazza dell’ufficio turistico, in costume medievale e mascherina, si dà molto da fare e mi trova un albergo a Jargeau, Le cheval blanc. Ancora un cavallo bianco dopo quello di Avallon!
Sulla strada per Jargeau, il fatal error! Colpa di miss Google che, invece che sul ponte ciclopedonale, mi avrebbe fatto attraversare la Loira su quello della nazionale per passare da Chateauneuf dove c’è un altro castello interessante, così che imposto il ponte come punto intermedio perché dalla strada non è affatto intuitivo capire come raggiungerlo. E colpa mia che mi dimentico di toglierlo una volta raggiunto. Così, quando alla solita freccia non vista, chiedo l’aiuto delle mappe, dopo quattro chilometri quattro, mi accorgo che mi stanno riportando a Sully, dove c’è il ponte ciclopedonale. Argh!
Al cavallo bianco ci arrivo verso le dieci di sera. Telefono per avvisare, anche che avrei dovuto mangiare qualcosa e che non avevo niente con me. No problem, avendo prenotato la formula mezza pensione, la cena é assicurata. E la consumo in compagnia di due giovani cicloturisti, un ragazzo e una ragazza, arrivati tardissimo anche loro. Ma loro sono partiti da Nevers, si sono sparati 180 km!




















