10 agosto 2020. Scanzano Jonico – Miglionico

28 Agosto 2020 0 Di wp_1499909
Paesi attraversati:
Scanzano Jonico – Marina di Pisticci – Serra Marina – Montescaglioso – Miglionico

km 83

La stazione di servizio che ospita il mio hotel di stanotte si sta rivelando una vera e propria risorsa. Con l’acqua del distributore posso lavare la Kῡbiña, che ieri era finita nel fango, e mi indicano un fabbro proprio lì vicino da cui mi reco sicura di poter saldare il portapacchi che sta cedendo in un paio di punti. Macchè! Fosse stato di ferro o di acciaio, sì, ma non ha la saldatrice per l’alluminio. Mi mette un fil di ferro ben stretto con la pinza, dovrebbe tenere almeno per un po’. Con la bici pulita continuo ad inoltrarmi nella Basilicata cercando la via Appia. Mi rendo conto di essere ad un passo dalla Puglia, nella zona delle gravine, spettacolari canyon con o senza fiume sul fondo. Procedo in direzione di Matera, ma non ci devo entrare; l’ho già visitata bene in novembre, durante la prima parte del mio giro d’Italia lungo la costa adriatica e poi ionica, dedicandole un’intera giornata. Stamattina il cielo è terso e l’aria piacevolmente frizzantina; pedalo lungo il mare, mi fermo a comprare qualcosa in un supermercato in uno dei tanti lidi metapontini e, trovata l’indicazione della via di servizio che scorre parallela alla 106 variante, vietata alle bici, la imbocco fiduciosa. È una bella stradina bianca che, anche stavolta, finisce nel nulla, senza neanche l’inutile cartello di strada senza uscita. Consulto miss Google: non ci sono alternative alla variante, a meno di non tornare indietro di parecchi chilometri e pedalare sulle stradine di montagna. Non mi resta altro da fare che ripetere le operazioni di smontaggio/rimontaggio del bagaglio di ieri, ma qui il guardrail é decisamente più alto e, se non é un problema per le borse, lo é, eccome, farlo superare alla Kῡbiña. Anche se con molta fatica, alla fine ci riesco e posso riprendere il mio cammino. Non era prevista pioggia, neppure la possibilità di pioggia, eppure, sotto un sole splendente, cominciano a cadere i primi goccioloni. Lì per lì non dò molta importanza alla cosa, sarà la solita nuvoletta di Fantozzi… intanto mi rinfresca un po’, ma in breve le nuvole si trasformano in nuvoloni che ingombrano il cielo e piove sul serio. Raggiungo in tutta fretta lo spazio sotto un cavalcavia, convinta di trovare riparo. Seee! In pochi minuti viene invaso dall’acqua che incomincia a sommergere le ruote della Kῡbiña; cerco un miglior riparo per me scavalcando il guardrail, ma l’acqua arriva ben presto anche lì, costringendomi ad arretrare sui rovi, calpestandoli per non pungermi. Ben presto un occhio di sole mi fa sperare che sia finita ed abbandono il cavalcavia, ma non avrò percorso che un centinaio di metri quando si scatena il diluvio universale. Pioggia a secchi, vento forte, tuoni e fulmini quasi contemporanei (situazione pericolosissima) e infine la grandine. Indosso il casco per proteggermi la testa dai chicchi e, alla prima piazzola di sosta, dove già sono ferme alcune auto in attesa che la grandinata cessi, mi fermo e, messa la bici di traverso fra due di esse, mi accuccio fra le borse e il cofano di una delle auto i cui occupanti, una famigliola di ritorno dalla spiaggia, mi invitano a salire. Dopo qualche minuto (avevo fatto giusto in tempo ad uscire dall’auto per recuperare la borsa da manubrio contenente cellulare, tablet e macchina fotografica) una raffica di vento butta a terra la bici, dando il colpo di grazia al portapacchi che si rompe in altri punti e quando poi riparto si infila nei raggi. La trascino a mano fino ad un’officina lungo la strada, sprovvista anche lei di saldatrice per l’alluminio, il cui proprietario me lo ripara alla bell’e meglio con due fascette da elettricista. Pedalo adesso in un paesaggio stupendo, fra le gravine e sotto un cielo dai colori resi vividi dalla recente pioggia… e trovo l’Appia, finalmente, SS 7. Più avanti troverò sempre, invece, SP 3, via Appia, scoprendo che questa antichissima strada romana qui è stata declassata: da statale a provinciale. La via Appia, comunque, attraverso boschi e costeggiando un laghetto, mi conduce all’agriturismo San Giuliano del quale è già un po’ che sto seguendo le indicazioni. Cercando la reception, passo davanti ad un villino fuori dal quale sono legate due bici e stese ad asciugare due tutine da ciclisti e, siccome alla reception, aperta, non c’è nessuno, torno indietro e busso alla porta dei due ciclisti, una coppia di Brescia arrivata qui in pochi giorni a suon di tappe intorno ai 200 chilometri. Lei dorme; il marito mi rassicura sul fatto che il proprietario dell’agriturismo c’è, sta solo mungendo le mucche. Che meraviglia, qui avranno di sicuro del buon latte! Poco dopo eccolo apparire! Pasquale mi registra e ci porta tutti e tre in macchina in un panificio di Matera a comprarci da mangiare. Il conto lo paga lui, poi nel ristorante dell’agriturismo, che adesso però non funziona, aggiunge birra, pomodori, formaggio, qualche dolcetto… mi porta anche del latte fresco, buonissimo. Rimaniamo a lungo a parlare, ci spiega le difficoltà che incontrano gli agricoltori e gli allevatori, definisce il suo agriturismo più agri che turismo… la serata trascorre piacevolmente, non crollo neanche dal sonno come al solito, e menomale perchè non ho avuto ancora il tempo di fare la doccia e di cambiarmi, sono ancora vestita da ciclista.