Macedonia del nord
Delcevo, 30 ottobre
Entro la mezzanotte di ieri dovevo aver lasciato la Bulgaria, altrimenti mi sarei ritrovata col problema di procurarmi una nuova vignetta. Alla frontiera con la Macedonia mi chiedono anche la carta verde dell’assicurazione della macchina. Per fortuna, della serie “non tutti i mali vengono per nuocere”.il Fabio me l’aveva inviata su WhatsApp per compilare la constatazione amichevole per l’incidente dell’altro giorno, ma a loro non andava bene online, la volevano stampata. Mi dicono che al minimarket me la stamperanno gratis. Compro qualche cibaria pagando con la carta, e la cassiera e il doganiere mi consigliano un paio di hotel a miDelcevo, il primo paese che incontrerò in Macedonia. Ci sono due hotel molto vicini: uno è troppo pieno di luci psichedeliche, scelgo l’altro, l’hotel Panorama, tre stelle, circa 25 euro colazione compresa. Che poi era compresa anche la cena o, perlomeno non me la fanno pagare, forse per farsi perdonare per il disagio della doccia che non ne voleva sapere di essere calda, così mi é toccato usare quella della camera accanto dopo essere scesa al bar in accappatoio per segnalare il problema. Uno dei ragazzi del personale parla italiano, mi spiega la strada migliore per Skopje e mi scatta una foto ricordo a colazione. Gentilissimo, è andato anche a comprarmi un paio di brioche alla vicina bakery perché loro non le hanno in questo la colazione macedone prevede uova, salumi, formaggi.
Skopje. 31 ottobre – 1 novembre
Arrivo a Skopje in tarda mattinata e trovo un parcheggio libero vicino ad un’autorimessa a un chilometro buono dal centro. Entro a chiedere se mi sanno indicare dove trovare un fabbro. Lo sanno, anzi un signore si offre di accompagnarmici con la sua auto.. Il fabbro ha un tondino per allungare il mio pezzo di un millimetro più largo, gli dico che dovrebbe andare bene lo stesso e lui mi dice di tornare tra mezz’ora. Si può andare nel centro commerciale lì di fronte a mangiare qualcosa e potrò anche ritirare dei soldi al bancomat perché non ho un centesimo contante, solo qualche marco bosniaco, saranno circa quattro euro, che però nelle altre nazioni non accettano. Il fabbro ha voluto essere pagato in anticipo, ha pagato il mio accompagnatore e adesso restituirò. Ma il bancomat i soldi non me li dà, dopo tutta la procedura mi dice in inglese che questa operazione con la mia carta non è consentita e me la restituisce. Provo con un altro: stessa cosa. Oddio, come faccio adesso? Eppure ieri ho controllato, ci sono ancora soldi disponibili nel mio conto! Per fortuna lui non si arrabbia, anzi mi vorrebbe anche offrire il pranzo, ma quello lo posso pagare con la carta, anche per lui, insisto.Almeno non avrò debiti perché più o meno il costo de.pranzo sarà equivalente al conto del fabbro.
Un millimetro in più non aveva importanza? Sì che ce l’aveva! Il pezzo non entra nell’asse passante della ruota. Taxid, mi pare si chiamasse, torna due volte a farlo limare e finalmente entra, però si è fatto tardi per un giro in bici. Dimenticavo suo cugino, che parla italiano e ci ha fatto da interprete al telefono. Abbiamo appuntamento alle sei per visitare la città..Taxid mi propone di dormire a casa sua, un appartamento di cui dispone per il tempo durante il quale lavorerà a Skopje: è decoratore di facciate e sta lavorando si nuovi grattacieli che stanno sorgendo nella zona; mi mostra alcune foto di quelli che ha già finito. Il cugino mi rassicura sul fatto che è un uomo corretto, così accetto. E, una volta saliti, ottavo piano, accende la TV, mi invita a sedermi sul divano a bere qualcosa intanto che aspettiamo il cugino… e inizia a farmi delle avances 🤥 Arriva a dirmi in inglese: “Antonella, I love you” (lui non parla inglese, sarà una delle poche frasi che ha imparato, guarda caso). Io mi irrigidisco, gli dico che gli sono grata per l’aiuto, ma che non sto cercando questo, gli faccio capire che voglio uscire, vedere la città. A malincuore accetta. Gli propongo di andare con la mia macchina, lui insiste per precedermi con la sua. Al primo rosso che lui supera e io no, lo perdo. Meglio così. Trovo un parcheggio vicino alla zona del vecchio mercato, musulmana e molto caratteristica, piena di localini con tavoli all’aperto frequentati dai turisti, tanti negozietti, le viuzze decorate con gli ormai onnipresenti ombrellini aperti appesi. Ma nessuno accetta il pagamento con carta di credito, solo cash. Così mi sposto in una zona un po’ più moderna e trovo un bistrot dove posso finalmente mangiare qualcosa, e non è stato facile perché si dovevano verificare più condizioni: che accettassero la carta, che accettassero Laila, che avessero una toilette, che avessero un wifi. Ci passo almeno un paio d’ore poi decido di spostare la macchina cercando un posto dove poter aprire la tenda. In un piazzale malridotto ci sono dei camper, mi ci metto anch’io. La mattina dopo vado a fare un giretto con Laila meditando se lasciare lì la macchina o spostarla. La soluzione viene da sé: quando ci ritorno un uomo abbastanza giovane mi spiega che quella è un’area camper e che devo pagare per averci passato la notte. Ok, quanto? 25 euro. Mi sembra uno sproposito, è quello che ho pagato ieri per dormire in un letto, con doccia, cena e colazione e glielo dico. Ribatte che anche lì c’era la doccia e un ristorante. Io non ho visto queste cose, quando sono arrivata, tardi, era tutto buio e quindi tutto chiuso. Sempre dela serie “non tutti i mali vengono per nuocere”, stavolta un bancomat che parla francese mi spiega che non ci sono questi soldi nel.mio conto. Né i cinquanta euro che avevo chiesto in prima battuta né i 25 per pagare l’area camper. Mi spiego la cosa: deve essere passato il mutuo prima della pensione, prosciugandomi il.fido. Domani, 1 novembre, le cose di sistemeranno. Lo spiego al tizio; se vuole ho sempre i marchi bosniaci. Dice che sono buoni. Menomale, e mi sembra di aver pagato il giusto per quello che ho avuto: 25 euro erano un vero ladrocinio. Mi sposto verso il centro; trovo un parcheggio a pagamento in un piazzale abbastanza ampio da consentirmi tutte le manovre per assemblare bici e carrellino e parto alla scoperta di Skopje che è proprio una bella città. Lo sapevo, anche se non.me lo ricordavo, che é la città natale di madre Teresa di Calcutta: me lo ricorda un’indicazione per il memoriale a lei dedicato. Andrò a visitarlo, sempre se si può pagare con la carta. La città è piena di statue, quelle grandi del centro ricordano un passato glorioso; c’è Alessandro il Macedone, tanto per dire. Ma anche nel parco davanti al mio parcheggio ce ne sono tante, anche con gruppi di persone. Superata la piazza principale si incontra una delle principali attrazioni di Skopje, il.ponte di pietra che, insieme a tanti altri consente di attraversare il fiume Vardar, lungo le cui rive ci sono i bouquinist, come a Parigi. C’è una bella ciclabile, ma, proprio quando decido di farmi una foto ricordo con l’autoscatto, l’aggancio del carrellino si spezza nel centro in uno dei due punti in cui era stato saldato il pezzo per allungarlo. Trascino piano piano la bici fino alla macchina, ma nell’attraversare l’ultima strada il.carrellino cede proprio mentre scatta il rosso. Mi avranno odiato, con la fretta con cui guidano tutti qui. Un passante gentile me lo trascina fino alla macchina che reca qualcosa di rosso e giallo sulla ruota posteriore. Sono le ganasce che i vigili mi hanno appena messo per non aver pagato il parcheggio! Quando ho lasciato la macchina non sapevo come fare a pagare e così ho pensato che alla peggio mi sarebbe arrivata la multa una volta a casa. Per fortuna i vigili erano ancora lì e mi hanno spiegato che pagando mille dinari, l’equivalente di circa 16 euro, potevo lasciar lì la macchina fino alle otto del mattino successivo e anche aprire la tenda: decisamente più conveniente, e vicino al centro, dell’area camper. E accettano pure la carta! Il memoriale di madre Teresa é gratis, lo posso visitare. Devo legare Laila fuori, ma una delle volontarie mi tranquillizza: la controllerà lei. Il memoriale contiene il racconto fotografico della vita di questa piccola, era davvero molto bassa di statura e minutina, grande donna. Mi strappa una lacrima di emozione.
Non ho un centesimo, non posso comprare nemmeno il magnetino. Facendo due conti penso che, con la commissione da pagare, posso prelevare 1000 dinari (solo multipli di 500) e così faccio. Poi tornò a vedere il vecchio mercato di giorno ed è aperto anche il vicino mercato coperto musulmano, enorme e piuttosto buio. Uscendo mi perdo nelle viuzze dove vive questa gente: case quasi tutte povere, alcune proprio fatiscenti, moschee, negozietti con la merce sul marciapiede, donne velate e bardate in lunghe vesti… un aspetto dela città vera, non quella da offrire ai turisti poco lontano da lì. Cena in un ristorantino del centro dove commetto l’errore fatale di ordinare, dopo un buon risotto, un terrificante cheesecake che al secondo boccone, duro da mandar giù, mi provoca una forte nausea. Migliora un po’ con la camomilla, ma mi sento a rischio. Inoltre, dopo una giornata di sole e caldo, comincia a piovere. Decido che non aprirò la tenda stanotte, dormirò al posto di guida col sedile reclinato, come ai vecchi tempi della Panda.
Prima notte a Skopje Oggi si ritorna a pedalare Tanti monumenti. Gruppi… … personaggi famosi…. … insomma, famosi almeno qui Senza però dimenticare gli umili … e i veri eroi nazionali (madre Teresa) Ingresso al centro La piazza principale Il ponte di pietra L’aggancio del carrellino si è spezzato un’altra volta Si continua a piedi Anche sule sponde del Vardar ci sono i bouquinist Il parlamento Il castello Il museo Un ingresso del vecchio mercato … e le sue stradine …piene di ombrelini Una moschea, fuori …e dentro
Ohrid. 1 e 2 novembre
Passata la notte, passata la nausea, passata anche la pioggia. Lascio Skopje col sole e lungo la strada per Ohrid, Ocrida in italiano, che si snoda tra le montagne, la nebbia la fa da padrone. A volte fitta, da accendere gli antinebbia, a vote sono fiocchi sospesi nell’aria che il sole colora. Molto bello. Quando arrivo a Ohrid, ancora abbastanza presto, splende il sole e fa caldo. Vedo un hostal sulla strada, entro a chiedere. Laila accettata, ma non nel dormitorio: avremo un appartamentino tutto per noi, 25 euro con possibilità di uso cucina. Ho controllato il mio conto: sono ancora senza soldi perché la pensione non l’hanno ancora accreditata. Eh già, in Italia il primo novembre è festa. Ci sarà domani. Lo spiego al gestore, alla brutte posso prelevare con la carta di credito a commissioni raddoppiate. Mi dice che c’è una banca da cui si può prelevare senza commissioni, anche con la carta. E me lo confermano i due ragazzi, ospiti dell’hostal, con cui esco a cena. Hanno entrambi 24 anni, uno dei due, olandese o danese o giù di lì, non ricordo, parla un ottimo italiano e vorrebbe lavorare in Sardegna nel settore delle telecomunicazioni. Beh, è la patria di Tiscali, non dovrebbero esserci problemi. Intanto ho trovato un ciclista che ha escogitato un sistema per attaccare il carrellino al portapacchi invece che alla ruota e pare che funzioni. Mi faccio un bel giro lungolago sulla ciclabile, ma, nonostante le sue rassicurazioni, non mi fido del tutto. Tassativo l’uso della bici solo nelle città, dove nel malaugurato caso di rottura, posso sempre lasciare carrellino e Laila o carrellino e bici e tornare a recuperarli con la macchina. Penso con orrore a cosa avrebbe potuto succedere se si fosse rotto in Montenegro quando non sapevo più tornare al campeggio. E se anche non si fosse rotto, nella macchina del signore che mi ha aiutato è entrata a stento la bici. Menomale che quella volta Laila l’avevo lasciata a riposare in macchina.
Il giorno dopo finalmente posso prelevare. Avevo anche prenotato un’escursione sul lago in battello. Anche ieri notte ha piovuto, e tanto, però adesso pare aprirsi. Sul battello ci danno coperta e cerata da marinaio. L’escursione prevede la visita di in museo sugli insediamenti preistorici nella zona, uno dei più antichi d’Europa, con un bel villaggio ricostruito su palafitte, ma senza nessuna spiegazione. Alla biglietteria mi rispondono che avevano delle brochure, ma che sono finite. Sul battello sono vicina a un viaggiatore portoghese di Lisbona e ad una ragazza polacca, di Cracovia, che si occupa di intelligenza artificiale. La tappa seguente è il monastero, pezzo forte dell’escursione… e che non riusciamo a visitare 😥 La sosta è di due ore, pranzo compreso. Ci viene proposto un giro in barca a remi su un fiume patrimonio UNESCO, simile, dicono, al río delle Amazzoni. Al ristorante ci fanno aspettare che si liberi un tavolo all’aperto e ci accorgiamo con sgomento che il tempo della sosta è finito e già dal battello ci fanno segno di affrettarci.. Una volta di più mi dico che ho tutte le ragioni di fuggire come la peste i viaggi organizzati. All’hostal mi lasciano fare un’altra doccia, dopodiché parto alla volta della Grecia. Anche se è ormai buio, prendo la strada panoramica per Bitola, cento e qualcosa chilometri invece dei settanta circa sull’altra più rapida, ma non vedo un granché. Passo anche dal monastero che avrei dovuto visitare, chiuso a quest’ora. Entro lo stesso nel recinto, parcheggio e mi faccio un giro a piedi. Da una grande porta di legno che richiude immediatamente dietro di sé, esce il solito monaco ortodosso barbuto. Quando si allontana riesco a sbirciare l’interno. Il monastero meritava davvero. Alla prossima…forse.
La nebbia di stamattina … dopo una notte di pioggia Ohrid Anche oggi bici … e sembra che stavolta l’attacco funzioni 🤞 La moschea, fuori… … e dentro La moschea di giorno Il castello La bandiera macedone Oggi escursione in battello Il villaggio preistorico su palafitte (ricostruzione) Insomma, l’Ikea non si è inventata niente In barca a remi sul fiume che sembra il Rio delle Amazzoni A pranzo… e così ci perdiamo il monastero Con Joao e Kasia Strada panoramica percorsa di sera… E arrivo al.monsstero che avrei dovuto visitare oggi Ports rigorosamente ch
Bitola. 3 noviembre
In realtà a Bitola ci arrivo il 2 novembre, già col buio. Decido di dormire in Macedonia per far fuori i dinari rimasttimi: cena e l’indomani benzina all’ultimo distributore prima della frontiera. Pieno, anche di GPL, il resto lo pago con la carta, perché in Grecia i carburanti sono più cari, non tanto la benzina quanto il GPL che sfiora l’euro al litro. Trovo un parcheggio in centro, lungo il fiume e ad un bel ponte di pietra. Vado a mangiare in centro, outdoor, non tanto perché fa caldo, anzi, ma perché Laila dentro non la vuole nessuno. Dopo cena sposto la macchina in un prato periferico davanti alla clinica ortodonzica Smile (scritto in cirillico) e parto alla scoperta della città. C’è un bazar all’aperto dove vendono di tutto, cose nuove e cose vecchie, come in Bosnia. Poi mi giro il centro, la piazza con giardini della torre dell’orologio e di una moschea, la via principale dello shopping dove faccio pure un acquisto, un paio di anfibi bordeaux che sostituiranno quelli sfondati dell’anno scorso a 25 euro: un vero affare! Anche se mi sono segnata il nome della via e della clinica dentale faccio la mia bela fatica, condita con chilometri supplementari, per ritrovare la macchina e poi via verso la Grecia. Alla frontiera estraggo la macchina fotografica per immortalare le banciere e la doganiera mi dice che e vietato. Le fotograferò tra pochi metri da quella greca che invece lo consente.
Il bel ponticello che mi accoglie a Bitola Arrivo in centro seguendo il canale Bandiera turca nel lavatoio della moschea Il vecchio bazar all’aperto Era una moschea , adesso è un supermercato La torre dell’orologio Bitola, in cirillico Carino Umberto Eco scritto in cirilico Una rara chiesa cattolica Il cinema Una chiesa ortodossa Eppure avevo seguito questo canale; perché adesso non ritrovo la macchina?
Era qui…Ultime immagini della Macedonia … prima della frontiera con la Grecia