Albania
11 – 16 novembre 2023
11 novembre, un giorno importante per me: è il mio compleanno e lo festeggerò stasera a Berat con Sergi, ritornato dalla Finlandia qualche giorno fa e che ora sta pedalando in Albania. Chiaro che dovrò essere io, automunita, a raggiungere lui. La giornata, ancora sotto la pioggia, inizia nell’area di servizio di Sagiada, dove la scorsa notte mi ha scaricato il carro attrezzi. Nell’attesa che apra il gommista mi godo il calduccio e la colazione del bar, per fortuna già funzionante a quest’ora, poi, una volta sostituito il pneumatico, mi posso finalmente mettere in viaggio. Già dalla prima impressione l’Albania mi piace: tanta natura… montagne, fiumi, tantissimi uliveti… Lo stupido Google maps mi fa attraversare un bel ponte, ex ferroviario credo, per poi, dopo un chilometro, dirmi di tornare indietro. Io, testarda, mi incaponisco a proseguire, mi sembra di essere nella direzione giusta e non è la prima volta che il navigatore ti consiglia un percorso in base ai suoi criteri che quasi mai coincidono con i miei. Raggiungo, non senza difficoltà, un paesino tra le montagne, con la sua brava moschea, tipico dell’Albania più rurale. Infatti proseguendo, oltre a difficoltà sempre maggiori, incontro anche dei pastori con il loro gregge che transitano lungo la strada. Strada? Più che altro è una mulattiera, un sentiero pietroso in salita, ad un certo punto devo anche guadare con la macchina un ruscelletto, finchè non mi trovo di fronte un pick up che sta scendendo. Chiedo al conducente se vado bene per Saranda e soprattutto se questa strada porta da qualche parte. Sì, porta al paesino che vedo di fronte, ma non va bene per Saranda, devo proprio tornare indietro 🙁 Una volta uscita dalla mulattiera e riguadagnato l’asfalto penso che, dopo questo, posso partecipare al Camel Trophy… e vincerlo, commenterà Sergi quando glielo racconto 🙂 Da qui, invece di affidarmi alle Google maps, preferisco seguire le indicazioni dei cartelli stradali ed arrivo a Saranda senza problemi. Parcheggio, rifaccio colazione e mi dirigo verso il centro per visitare la città e per cercare una carta dati scoprendo che anche quella bisogna pagarla in contanti: qui in Albania i pagamenti elettronici sono praticamente sconosciuti così. mi tocca mettermi prima alla ricerca di un bancomat e menomale che qui, fuori dall’unione europea, i prezzi sono bassi. Una curiosità: qui, come del resto in Macedonia, non vengono esposti i prezzi degli articoli in vendita, li devi chiedere. A volte c’è attaccato il cartellino del prezzo, ma spesso te lo dice a voce il negoziante ed ho il sospetto che questi li stabilisca a seconda della tipologia di cliente. Dopo Saranda imbocco una strada credo abbastanza importante che sfiora Valona e attraversa la periferia di Fier per poi deviare verso l’interno alla volta di Berat. Quest’ultima parte di tragitto l’ho trovata particolarmente bella, nonostante la pioggia, tutta lungo il fiume Osum che mi condurrà dritta dritta all’hostal prenotato da Sergi dove avremo, lusso! una stanza con bagno perché Laila non è ammessa nel dormitorio: 28 euro in due, colazione compresa, solo quattro euro a testa più del dormitorio. Avevo già comprato le candeline in Grecia, aggiungo due fette di torte diverse comprate in una pasticceria di Berat: le spegnerò alla fine della cena in un ristorantino. Buon compleanno a me 🙂
All’alba nel bar di Sagiada, al riparo da pioggia e freddo Dopo questo ponte… … la strada diventa dapprima sterrata … poi una mulattiera da Camel Trophy Dall’Albania più profonda … … a quella del turismo balneare. Saranda Queste rovine risalgono al V sec a.C. I mosaici della foto sono custoditi nel museo, ovviamente chiuso Da una parte tempesta … … dall’altra va un po’ meglio Si segue il fiume Osum Berat
12 novembre
Visita a Berat, la città dalle mille e una finestra, una tra le più belle città albanesi, e al castello che la domina, un’antica città nella città. Ovviamente ci vivono prevalentemente artigiani e ristoratori; il castello è alquanto diroccato, ma rimangono le mura, qualche chiesa con i resti di pregevoli affreschi, un paio di moschee. E una splendida vista di Berat dall’alto
13 novembre. Gramsci, Elbasan, Pogradec
Stanotte abbiamo dormito a Gramsci, nome che non c’entra niente col politico italiano vittima del fascismo. Dato che, tornati dalla visita al castello si era rimesso a piovere abbastanza copiosamente, ho offerto ospitalità a Sergi e alla sua bicicletta nella mia macchina. Eliminato l’intero sedile posteriore siamo riusciti a farci stare tutto: due biciclette, il carrellino di Laila, i suoi borsoni, i miei borsoni, valigia, boccione da 25 litri di acqua più altri bagagli e paccottiglie varie; devo dire che sono molto soddisfatta della capacità di carico della Dacia Jogger. Raggiunta Gramsci, abbiamo trovato un ristorante in cui cenare e anche stasera qui si stava festeggiando un compleanno, quello di una ragazzina e ci hanno pure offerto una fetta di torta, decisamente più buona della mia. Poi ci siamo messi alla ricerca di un posto per dormire, vicino agli impianti sportivi. A Sergi, avvolto in un sacco a pelo identico al mio, è toccato dormire sul sedile del passeggero che non si poteva reclinare per via delle bici dietro; Laila invece è stata sistemata sul suo materassino al posto di guida, avvolta nella sua morbida copertina che, come mi ha raccontato Sergi, si è tolta solo la mattina: mica scema la ragazza! Comunque almeno si è dormito al caldo e all’asciutto e la giornata di oggi è iniziata con un bel sole, Mi accommiato da Sergi che proseguirà in bicicletta, con la promessa di risentirci e chissà di rincontrarci in Spagna, magari a casa mia quando la sua fidanzata sarà in Galizia, abbiamo calcolato che io per allora dovrei esserci, e parto per Pogradec che si trova sulla sponda albanese del lago di Ohrid. La strada passa per Elbasan, città abbastanza importante, soprattutto a livello logistico (infatti domani, per andare a Tirana, ci dovrò ripassare), una specie di grande bazar a cielo aperto con le merci esposte non solo nelle vetrine, ma anche davanti ai negozi, sul marciapiede, nelle zone più popolari. Via via che ci si avvicina al centro, la città comincia ad assomigliare sempre più alle nostre: negozi più eleganti, tanti di abiti da sposa, bei bar con terrazza esterna, un parco, attraversato il quale si arriva al centro storico muragliato. Anche Pogradec è carina; ci arrivo verso il tramonto, ora in cui i laghi danno il meglio di sé. Comincia a fare freddino quando cala il sole e mi concedo la prima cioccolata calda della stagione. Stanotte dormirò in un “campeggio” che è poi l’area prospicente un ristorante nella cui toilette si può fare una doccia calda, meglio che niente. E si può anche cenare nel ristorante. Lungo il lago c’è una bella ciclabile e mi dispiace di non poter usare la bici. Insomma, potrei anche, ma ormai il tempo comincia a scarseggiare, tra una settimana dovrei essere di ritorno a casa mia. E poi i cani! Devo dire che avere anche la macchina ti salva da molte preoccupazioni, se non da veri e propri pericoli. Tornando al campeggio mi sono fermata a fare il GPL; al distributore c’erano due grossi cani che hanno incominciato a saltarmi addosso alla macchina perché hanno visto Laila. Il gestore, che non era il loro padrone, mi ha raccomandato di non farla assolutamente uscire perché questi se la mangiano, mi ha detto. Starò bene attenta, non voglio rivivere la tragedia di Toby.
Gramsci Elbasan Pogradec
14 novembre. Tirana, Agricamping italiano Eucalyptus (Shenkoll)
Dunque, per andare a Tirana lo stupido Google Maps mi fa ripassare da Elbasan. Nooo, perché non ho impostato meglio l’itinerario? Quando me ne rendo conto è ormai troppo tardi per correggerlo e così… Lungo la strada vendono cesti di vimini, mi fermo a comprarne uno, sarà un bel centrotavola per Natale.
Raggiunta finalmente la capitale albanese e trovato un parcheggio gratuito, monto la bicicletta e me la giro. Mi rendo conto che non è poi così grande, gira e rigira si ripassa sempre per gli stessi posti. Cerco il mercato, dove ci sono localini in cui mangiare qualcosa. Il tema conduttore sembra essere il pesce, ma penso che le immagini si riferiscano al fatto che qui lo si può comprare, non mangiarlo già cucinato e poi, siccome sono musulmani, non si ha neppure la consolazione di una birretta. Cambio zona, anche qui non accettano pagamenti con la carta e lascio Tirana quasi senza soldi. Lungo la strada per Durazzo Park4night mi indica un’area camper italiana, gestita da italiani, a donativo perché non hanno ancora finito di allestirla. Ho solo l’equivalente di quattro euro, mi sembrano un po’ pochini, ma non c’è verso di trovare un bancomat, qui sono tutte strade nel nulla. Alle dieci passate arrivo all’area camper con quasi nessuna speranza che qualcuno mi apra e invece Daniele, il proprietario, è ancora sveglio, mi accoglie e restiamo a chiacchierare per un po’. Lui e sua moglie Alessandra, che invece a quest’ora dorme, hanno deciso per questo radicale cambiamento nella loro vita e si sono trasferiti qui in Albania, hanno comprato questo terreno e stanno allestendo un’area camper/camping che promette di diventare proprio carina, con una piscina e perfino un minigolf. Gli confesso di avere solo quattro euro e mi dice che non c’è problema. Nell’area camper ci sono altri ospiti, tedeschi, anche loro con cani; anche Daniele e Alessandra hanno tre cani più un grosso cagnone ossuto e sciancato che staziona fuori dal cancello perché non va d’accordo con gli altri. Chiacchiero un po’ con i tedeschi e rimando la doccia al mattino successivo.
Tirana All’agricamping italiano Eucalyptus
15 – 16 novembre. Alessio, Scutari, Durazzo… e imbarco
Fatta la doccia mi dirigo al bar di ieri sera dove trovo Alessandra che la mattina si sveglia presto. Anche lei è di Milano; le chiedo se le piacciono i cesti di vimini, mi risponde che li adora, ma che qui non riesce a trovarli, quasi non ci crede quando le dico che lungo la strada fuori da Elbasan è pieno di venditori di ceste e ceramiche. Propongo il mio cesto quale donativo, così siamo contente tutte e due perché a lasciare solo quattro euro mi sembrava di approfittare e pazienza per il mio centrotavola. Facciamo qualche foto insieme e poi per me è ora di ripartire per Scutari, sull’omonimo lago ai confini con il Montenegro. Che poi scopro non essere proprio sul lago, ma vicino: per vedere il lago mi tocca salire fino al castello dopo aver passato buona parte della giornata a girovagare per la città. La strada per Scutari passa da Alessio, nome albanese Lezha, attraversata dalla Drina, la città dove ho incontrato la maggior concentrazione di cliniche dentarie di tutta l’Albania, che può contare su questo turismo dentistico: vendono pacchetti che includono il trattamento più il soggiorno, a volte lunghetto, il tutto, mi hanno detto, costa la metà che da noi, per esempio. Lasciata Scutari, verso sera arrivo a Durazzo, manco a dirlo sotto la pioggia. Per fortuna piove quasi sempre di sera mentre di giorno il tempo è bello, mi è andata bene per questo viaggio. Parcheggio vicino al porto, con l’intenzione, l’indomani, di andare per prima cosa a comprare il biglietto per il traghetto. Non apro neanche la tenda, seconda notte dormendo al posto di guida, dopo aver passato la serata in un bar ristorante lì vicino finché non ha chiuso i battenti. Comunque ho ricaricato telefono e macchina fotografica e la mattina seguente, dopo aver appreso che la biglietteria del porto apre alle cinque del pomeriggio, parto alla scoperta della città.
Con Alessandra e Daniele Il castello che domina Alessio Alessio La Drina… … e il laghetto artificiale Scutari Dall’alto: Scutari… … e l0omonimo lago
Durazzo
Città interessante Durazzo, con resti risalenti ai tempi di greci e romani nonché della repubblica veneziana; anche qui, come in tutta l’Albania, coesistono moschee, chiese cattoliche ed ortodosse. La parte prospicente il porto è più moderna, nei vicoli di quella musulmana si aggirano donne velate in un’atmosfera arabeggiante. Una donna mi chiede un’informazione in italiano: è Marianna, una siciliana che si è regalata una vacanza solitaria, tutta contenta di incontrare qualcuno che capisca quello che dice. La vedo spaesata e, siccome vuole visitare la città, le faccio un po’ da guida, conducendola a vedere la torre veneziana e il lungomare, posti in cui sono già stata. Ci concediamo caffè e brioche in un bar con una bella terrazza sul mare e rimaniamo insieme finché lei non riesce a capire (diciamo che ci riesco io) dove prendere l’autobus per ritornare a Valona, al suo albergo. Continuo da sola a girare per Durazzo, scoprendo nuovi e vecchi quartieri ed aggirandomi nei vicoli per trovare una strada alternativa che mi riporti alla mia auto. Mi godo uno splendido tramonto sul mare (qui il sole tramonta presto, prima della cinque) e poi finalmente imbocco la strada del porto, compro il biglietto, con cabina: ho proprio bisogno di una doccia. Per fortuna le cabine hanno la finestra, non sopporto di rinchiudermi in una scatola cieca. Ho sempre il problema dei contanti: ho già speso quelli che ho ritirato stamattina, confidando nel poter pagare con la carta le consumazioni a bordo e invece no, only cash: al porto c’è un bancomat, ma mi erogherebbe non meno dell’equivalente in lei di cinquanta euro, e poi cosa me ne faccio? Compro qualcosa da mangiare al bar, dove accettano la carta, da consumare stasera come cena: brioche confezionata e cappuccino freddo industriale e così si conclude il mio viaggio nei Balcani. Ma ci tornerò, Grecia ed Albania meritano una più lunga permanenza: ci ripasserò sulla strada per la Turchia in un prossimo viaggio lungo la via della seta e ci rimarrò per tutto il tempo necessario.
La torre veneziana Resti romani