Paimboeuf-Sante Marie sur mar
27 agosto 2021. 57 km
Oggi si raggiunge l’oceano, ancora pochi chilometri di estuario e ci siamo. Lo si respira già l’oceano; gli estuari dei grandi fiumi sono un misto di acqua dolce e salata, e, sorpresa, fanno la loro comparsa i trabocchi, anche qui! Verrò a sapere che si chiamano “carrelet“, palafitte sul mare alla fine di un lungo pontile, dalle quali viene calata la classica grande rete da pesca a base quadrata.
A “La Loire a velo” si sovrappone la Velodyssée che, in questo tratto coincide con la Velocèan: la Francia ha fatto passi da gigante con le piste ciclabili e le ciclovie. Onnipresenti, bene indicate, fatti salvi i tratti che interessano le grandi città dove la segnaletica si perde o diventa confusa, regalano ai ciclisti i loro spazi per godersi brevi escursioni o lunghi viaggi senza doverli condividere con automobili e camion. Quando questo diventa inevitabile, c’è sempre il segnale di route partagèe con limite di 30 km/h.
Ben presto sono a Brevin le Pins, collegata a Saint Nazaire da un ponte spettacolare che, se anche lo avessi dovuto attraversare, avrei potuto farlo con una navetta messa gratuitamente a disposizione dei ciclisti che grandi cartelli invitano ad utilizzare, navetta salvavita, perché pedalare su questo ponte con pendenze da montagne russe e senza corsia ciclabile provocherebbe non poche vittime. Comunque io sono già dalla parte giusta, mi limito a qualche foto e via lungo l’oceano! Naturalmente dopo la rituale pucciata di piedi alla fine di una lunga passeggiata sulla spiaggia perché c’è bassa marea.
Le maree oceaniche meritano un discorso a parte. Adesso ci sono i ponti, ma penso a come deve essere stata la vita di queste popolazioni in passato, con isole che diventano penisole quando la marea è bassa e con vaste porzioni di terre costiere che più volte al giorno sono in secca o invase dal mare: una vita difficile, che doveva rendere le persone più vere, più profonde, più consapevoli del loro posto nella natura. Mi perdo via con la testa in tutti questi pensieri, nell’immensità che vedo alla mia destra… arriva l’ora del tramonto e bisogna cercare un posto per la notte. C’è un campeggio, di quelli con animazione, miniclub, piscina con toboga, ma é completo. Non so se dispiacermene o sentirmi sollevata e dentro di me comincia a prendere forma l’idea del bivacco sulla spiaggia mentre consumo la mia cena, e Toby le sue crocchette, seduta su una panchina in posizione panoramica, godendomi lo spettacolo del tramonto sul mare.
Incontro Isabelle e Francesco sulla discesa alla spiaggia mentre già stavo ritornando indietro una volta resami conto della forte pendenza… domattina quando la dovrò risalire piangerò. Mi aiutano a spingere la bici lungo la salita e mi consigliamo di piantare la tenda sotto il parcheggio.in cui hanno il loro furgone/camper. Ce ne sono due vicini, mi spiegano, il loro è quello blu.
Una volta montata la tenda, salgo a chiacchierare un po’ con loro. Li trovo in compagnia degli occupanti dell’altro furgone, Sylvie ed Armand e tutti insieme passiamo una piacevole serata tra amici. Francesco ha origini italiane, emiliane anzi, dato che di cognome fa Bottazzi… come Peppone, gli dico, e lui sorride, conosce i film, come li conoscono tutti gli altri: d’altronde Fernandel, l’attore che impersona Don Camillo, è francese.
Sylvie non smette di accarezzare Toby e si stupisce di come possa essere così morbido e pulito in un così lungo viaggio itinerante, ma io lo tengo bene il mio toutou, lo spazzolo e lo passo con la salviettina al talco tutte le sere!



















