Saint Yan – Huilly

18 Agosto 2021 0 Di wp_1499909

14 agosto 2021. 120 km

Quasi un record per i miei standard, raramente ne ho fatti di più. Ma avevo uno scopo e un riparo sicuro per la notte; comunque, che avventura! Sono arrivata a destinazione alle oltre dieci di sera con un buio pesto. Gli ultimi sei chilometri erano tutta discesa, non so come mi  cade la catena … una spiegazione c’è, la solita legge di Murphy… Il fanalino davanti non illumina la catena e, se non la vedo, come faccio a sistemarla? Disperata, telefono a Henry che, capito dove mi trovo, mi raggiungerà in macchina tra pochi minuti. Nel frattempo, recuperata la calma, mi accorgo che il fanalino può essere ruotato e riesco a rimettere a posto la catena, così gli vado incontro. C’è anche sua figlia, Miriam, la madre dei loto nipotini franco-vietnamiti. Che gioia rivedere Henry! Mi starà dietro con la macchina per illuminarmi la strada, così posso fidarmi a scendere velocemente e in pochi minuti siamo a casa. Che gioia anche riabbracciare Chantal!
Ovviamente, a quest’ora loro hanno già cenato. Mi apparecchiano in giardino e ci facciamo una bella chiacchierata mentre consumo la mia cena: patè au cassis en croute e formaggi vari accompagnati da pomodori e melone.
Sono in sei in casa, Chantal, Henry e la famigliola di Miriam, ma un letto di fortuna me lo trovano: a quest’ora (ormai è già domani), dopo aver pedalato tanto, di montare la tenda proprio non ne ho voglia.
Già, ho pedalato per 120 chilometri, belli devo dire. Arrivo a Digoin con la D982, una dipartimentale tranquilla. Uscendo da Digoin si incontra l’Arroux, un affluente della Loira che mi terrà compagnia per molto tempo oggi. Infatti, molti dei paesi in questa zona hanno un nome seguito da “sur Arroux”, come “su Ticino” dalle mie parti. Mi fermo all’Intermarchè di Gueugnon per rifornirmi di frutta; compro anche una scatoletta (scelta per le piccole dimensioni) di biscotti al burro: è sempre meglio avere con sé qualcosa da mangiare. Infatti non trovo un bar sulla strada e già oggi costituiranno il mio pranzo, consumato su una panchina di Vendenesse sur Arroux, accanto alle sagome delle oche degli aristogatti.
Saranno almeno venti chilometri che non trovo un bar, ma neanche una fontanella, e l’acqua nella camel, ormai un brodo, sta finendo. Quella nella borraccia, che dò a Toby, è già finita da un pezzo e il poverino è molto provato. Quando, a La Boulaye, passo davanti a un bar/ristorante, non mi sembra vero. Fermo la bici e, senza entrare, chiedo di avere dell’acqua. Purtroppo questo bar, in questo bel posto, é gestito da due megere, una giovane e una anziana. L’anziana mi chiede se voglio COMPRARE dell’acqua e, alla mia risposta affermativa, si presenta con una bottiglietta da mezzo litro. Cosa me ne faccio di mezzo litro d’acqua, per il quale mi avrebbero chiesto sicuramente due euro?  Spiego che ho bisogno di tanta acqua  e che da almeno venti chilometri non la trovo e la giovane interviene dicendomi sgarbatamente che serve la maschera e il pass, che del resto ho e glielo dico, e che comunque il bar è chiuso, proprio mentre sta entrando un altro cliente che viene invece accolto ossequiosamente. Proprio due megere! Si incontrano tante persone di cuore, ma anche brutta gente così, purtroppo.
Il problema dell’acqua si fa sempre più pressante e Toby è allo stremo, lo vedo sofferente, ma non posso fare nient’altro che farlo rinfrescare all’ombra sull’erba.  Sulla strada per il  paese successivo, Etang sur Arroux, passo davanti a una bella casa con il cancello aperto. Mi ci infilo, sperando che non arrivi qualche grosso cane da guardia. Nel garage, aperto, c’è un signore, Alain, che, alla mia richiesta, mi porta subito una bella bottiglia da due litri di acqua fredda e anche un intero formaghiaccio di silicone che, insieme, riusciamo laboriosamente a svuotare nella camel. Toby viene finalmente dissetato e può scorrazzare un po’ in giardino.

Mi viene offerta anche un’aranciata bella fresca e sopraggiunge Mireille, sua moglie, che si coccola il Toby. Scatto una foto ricordo, li ringrazio tanto, ma ho ancora tanta strada da fare, il faut partir. Al momento del commiato Mireille accarezza Toby e fa il gesto di asciugarsi un’ipotetica lacrimuccia, e non é la prima: come dice la mia amica Raffaella, Toby piace a tutti, è proprio un amore di cagnolino… in versione cicloviaggiatore, poi, é irresistibile!
Da questo momento tutto bene; procedo spedita sulla dipartimentale che, verso Autun, città importante che rimpiango di non avere il tempo di visitare, diventa piuttosto grande e trafficata. Imbocco poi da D106 per Arnay le Duc, vicina alla mia meta, quando la stupida miss Google me la fa lasciare per prendere viottoli sterrati e alla fine si inventa pure strade che non esistono: nel punto in cui avrei dovuto svoltare a sinistra c’era un prato con le mucche al pascolo. Proseguo fino a ritornare sulla D106 e poi ritrovo la retta via. Accendo i fanalini che sta già facendo buio  rispondo a una chiamata di Henry che sto arrivando, sono a sei chilometri, e poi… mi cade la catena!

Colazione a La Chaumiere, il ristorante bar dietro il quale ho dormito in tenda stanotte
Digoin
Lungo il canale dell’Arroux
… e l’Arroux
Gueugnon
L’Arroux
Al supermercato di Gueugnon, tra antico e moderno
pausa pranzo fra le oche a Vendenesse sur Arroux (la panchina non è entrata nell’inquadratura)
Toby in cerca di ristoro nella poca ombra delle foglie, e non abbiamo più acqua
La Boulaye. Appena prima di arrivare alla chiesa, sull’angolo c’e il bar ristorante delle due megere che mi hanno negato l’acqua 😳
Per fortuna me la danno loro, nel paese successivo. Grazie Alain e Mireille 😙😙
mucche bianche sotto nuvole bianche
Etang sur Arroux
Autun, da lontano. Peccato non poterci fare almeno un giro
Prima rotonda di Autun. Non potevo non fotografarla 😉
😯😓
Arrivederci Autun, sarà per un’altra volta
Pedalando al tramonto…
… già quasi a destinazione