Avigliana – Modane

4 Agosto 2021 1 Di wp_1499909

2, 3 e 4 agosto 2021. Km 48 +55

Quarantotto domenica e cinquantacinque lunedì. Oggi, martedì, siamo fermi causa forte pioggia.
La dura salita al passo del Mocenisio, 2080 m s.l.m., ha richiesto quasi due giorni. Mi sarebbe piaciuto raggiungere il lago artificiale già la prima sera e dormire in tenda sulla riva, ma i chilometri di salita erano troppi, e troppo duri. Abbiamo lasciato Avigliana di buon mattino e, seguendo le indicazioni di Alessandro, raggiunto la ciclabile della val di Susa che si chiama anche “ciclostrada segreta del diacono Martino”. Un po’ segreta deve essere perché,  dieci anni fa, l’avevo scoperta per caso dietro la chiesa di Sant’Antonio in Ranverso a Rosta: nessuna guida della via Francigena, cartacea o online, ne parlava; dicevano tutti che non c’erano alternative alla statale 25 del Moncenisio. Eppure era lì, con i suoi bravi pellegrinetti e le frecce bianche e gialle. Allora l’avevo persa, cioè mi ero persa per la montagna, e a Susa ci ero arrivata dalla statale; stavolta, invece, nessun problema. Mi ricordavo che Susa fosse bella, ma, essendoci arrivata di sera e ripartendo il mattino sotto la pioggia, non avevo avuto modo di visitarla bene. A costo di qualche salita duretta che a volte ci saremmo potuti evitare, ammiriamo i retaggi ben conservati di un passato che arriva fino agli antichi romani.
Fin qui si trovavano solo di tanto in tanto tratti in salita, ma dopo Susa le cose cambiano, cosa di cui, del resto, eravamo consapevoli: c’è il Moncenisio da scalare. Fino a Susa abbiamo seguito le frecce della francigena, ma adesso bisogna pedalare sulla statale, sia perché la francigena fa il Monginevro, sia perché le indicazioni sono per chi va a piedi, per sentieri di montagna impossibili a biciclette stracariche, una pure con carrellino a rimorchio. Già sull’asfalto una velocità tra i quattro e i cinque chilometri all’ora è grasso che cola! Intanto non si incontrano più paesi ne’ posti per dormire. Dalle Google maps si vede che un posto in cui ci si potrebbe perlomeno accampare dista ancora sei chilometri. La salita é davvero dura, ma non c’è alternativa: ci arriveremo col buio al passo che posso tenere io. Per fortuna, o purtroppo col senno di poi, si materializza un  bar ristorante lungo la strada. Non hanno alloggi.  Chiedo alla proprietaria se non ci possono lasciar dormire dentro, anche per terra, dopo la chiusura, ma lei e, soprattutto,  il marito sono irremovibili. Unica concessione, il box, una scatola di lamiera da chiudere dall’interno con un fil di ferro. Riccardo decide di proseguire, io  invece  accetto. Nonostante la mia claustrofobia e nonostante la poca simpatia dei gestori. Non ce la faccio a proseguire e qui  almeno, avrò un pasto caldo e la possibilità di darmi una sciacquata nel bagno del bar.
Dopo una notte al freddo, vestitissima nel sacco a pelo in cui si é  infilato anche Toby … che contatto piacevole, l’ho anche sentito sognare… mi avvio all’alba delle sei e mezza per ricoprire quei sei chilometri che mi separano dal Bruni che, nel frattempo, ha trovato una soluzione: mi dice che mi sta venendo incontro un signore con una macchina bianca che mi alleggerirà di borse, cane e carrellino. Infatti poco dopo lo vedo.  Si chiama Angelo, di nome e di fatto,  gli dico quando, qualche minuto dopo, lo vedo arrivare ancora per caricare anche la bici e me. Ma intanto, in quei pochi minuti, ho capito quanta fatica in più ti costa avere anche il carrellino: già solo con le borse il peso si sente eccome! Ma non importa; di passi come il Moncenisio so che non ne troveremo più in questo viaggio e, comunque, l’affetto di Toby vale lo sforzo.
Arrivati a casa di Angelo, faccio la conoscenza di sua moglie, Angela, un tesoro. Angelo e  Angela: una coppia davvero angelica. Dopo qualche minuto passato insieme davanti a un buon caffè, dopo essermi cambiata e rinfrescata,  arriva il momento di riprendere il viaggio.
Angelo aveva già scaricato le mie cose in fondo alla discesa, ma mi chiede di mostrare ad Angela Toby nel suo carrellino: una piccola salita “gratis” che faccio più che volentieri per i miei angeli.

E si riparte, in salita. Mancano ancora cinque chilometri al passo che ci si para davanti, maestoso e minaccioso, con i suoi tornanti a zig zag. Quando la pendenza è troppo dura, scendo e spingo. Appare il cartello europeo “France”: si sale ancora, sosta colazione per me, pranzo per il Bruni in un bar ristorante sulla salita. Ci sono ancora tre tornanti. Si vede il lago artificiale la cui realizzazione ha comportato l’abbandono del paesino che sorgeva al plan de Fontainettes, di cui rimangono i ruderi; l’ultimo tratto é pieno di riferimenti ai ciclisti, ai  cavalieri medievali, alle truppe di Annibale che passarono di qui con gli elefanti. Finalmente inizia la discesa. Ci fermiamo a coprirci ben bene, io riesco a pizzicarmi il pollice della mano destra col cavalletto della bici: sangue a fiotti. Ci metto un cerotto. Non basta. Ce ne metto due, ne comprerò di più adatti quando troverò una farmacia. Si scendeee! Insomma, dopo un po’ si sale ancora, ma poi la discesa, ripidissima, ci scarica a Lanslebourg, graziosa, e carissima, cittadina di montagna. Compro cerotti e salviettine disinfettanti, mangiamo qualcosa e ripartiamo, sempre in discesa lungo il corso del fiume Arc. Minaccia pioggia, anzi un po’ piove già e in discesa ti bagna. A Villarodin troviamo riparo in una di quelle graziose fermate di autobus di cui è piena la Francia, vado in un vicino bar ristorante a chiedere se ci sono posti per dormire. Il ragazzo del bar é gentilissimo: mi dà una mascherina perché la mia l’ho dimenticata sulla bici, mi offre un bicchiere d’acqua fresca, mi lascia usare la toilette, fa qualche telefonata alle strutture vicine: niente, tout complete, dobbiamo arrivare a Modane, plus chere. Vabbè, sono tre chilometri, tutta discesa. Arrivati chiediamo a un passante che ci dice che gli alberghi sono tutti vicino alla stazione. Anche qui niente da fare. Per fortuna c’è il campeggio, dove però si può solo piantare la tenda. E piove, argh! Ma all’ultimo momento la signora della reception tira fuori dal cilindro uno chalet, ma per averlo, ci dice, non so se scherzando o sul serio, che il Bruni ed io dobbiamo dichiarare di essere una coppia. No problem! Lo chalet è isolato, carino, una casetta di legno con letti a castello; senz’ acqua ne’ bagno, ma non é un problema, ci sono quelli del campeggio. Scarichiamo le bici, le mettiamo al riparo sotto la tettoia e andiamo a mangiare qualcosa senza neanche cambiarci i vestiti da bici, quelli da pioggia: qui in Francia sono rigorosi, se arrivi a cucina già chiusa, vai a letto senza cena. Per la doccia ci sarà tempo al ritorno.
Abbiamo fissato lo chalet per due giorni perché le previsioni per l’indomani sono infauste. Fa freddo, piove. Abbiamo dovuto attaccare la stufetta in dotazione all’unica presa di corrente. Per il bucato ci siamo serviti della lavatrice e dell’asciugatrice a gettoni fuori dal supermercato E siamo solo all’inizio di agosto! Comunque Modane è bella anche con la pioggia e, nel pomeriggio me la sono girata ben bene, da un estremo all’altro. La presenza di un’altra mairie fa nascere il sospetto di trovarsi in un altro paese. Infatti. Da Modane si passa senza soluzione di continuità a Fourneaux che domattina attraverseremo in bici. Incontriamo un cicloviaggiatore francese, in ciabatte nonostante la pioggia, diretto in Italia. Bon vojage… e per noi, stasera pizza!

Ciao Alessandro ❤ Grazie di tutto
La Sacra di San Michele…
… guardiana della val di asusa
Sant’Ambrogio
Il presidio NO TAV con Obelix, lo stesso di dieci anni fa
Vaie, Vayes fino al 1936 😉
Bar punto informazioni
Foresto…
… si realizzano murales
mappe della francigena anche sulle fontane
Si comincia a salire… un po”
Val di Susa sempre fieramente NO TAV. Grandi!
Casa parrocchiale dog friendly
The dog, el perro…. Toby
Susa
Sulla statale del Moncenisio
Giaglione. Avremo visto cinque, sei volte il cartello che ne indicava la fine. Ma quanto è grande ‘sto Giaglione?
Panoramica della Val di Susa
Box di lamiera per due: Toby e io
Sempre più NO TAV
Grazie ad Angelo, e a Riccardo, ci ricongiungiamo di buon’ora
i due Angeli, di nome e di fatto
Si continua a salire
La strada già fatta…
… e quella ancora da fare
Finita?
Le rovine del paese abbandonato dopo la costruzione della diga
Non è finita! Si sale ancora
ciclisti
cavalieri
ed elefanti
Stavolta è proprio finita!
in un baleno siamo a Lanslebourg
No! Ancora Giaglione!
Lungo il corso dell’Arc i forti dei Savoia
Il tempo butta male, tra poco pioverà
Per fortuna troviamo riparo in uno chalet del camping International
Modane
il fiume Arc
Fourneaux