1 agosto 2020. Messina – Melito di Porto Salvo

Messina – Villa San Giovanni – Catona – Gallico Marina – Reggio Calabria – Pellaro – Bocale Melito di Porto Salvo
Km 59
Riprendo a pedalare. Dopo due giorni quasi ferma. Ma come non visitare a valle dei templi di Agrigento? Già lo scorso dicembre ci ero passata davanti e li avevo ammirati, e fotografati, dalla strada sottostante, ma allora avevo la “scusa” di avere appena visitato il parco archeologico di Selinunte. Comunque, pensavo, si vedono bene anche dalla strada, ma devo ricredermi: entrare, camminare fra i templi al tramonto è tutta un’altra cosa, una cosa che ti rimane dentro.
L’altro ieri mattina, al momento di lasciare il camping Nettuno, mi scontro con la proprietaria che non vuole accettare la carta di credito, giustificandosi con l’esibizione di un cartello che diceva, in sostanza, che per soggiorni inferiori alle tre notti si accettavano solo contanti. “Ah sì, e chi le ha stabilite queste regole? Io non ho abbastanza contanti e non vado a cercare un bancomat per ritirarli (pagando commissioni più alte delle sue), vado alla Polizia!”. Così, dopo essermi beccata dell’arrogante, riesco a far valere i miei diritti. Prima di smontare la tenda, però, mi ero concessa un meraviglioso bagno poco dopo l’alba, in un mare tutto mio, con la sabbia della spiaggia decorata da tanti piccoli segnetti regolari: le orme delle zampette di innumerevoli scarabei neri.
Salendo ad Agrigento, dopo aver percorso i quindici chilometri che la separano dal camping, noto una bella costruzione antica che sembra una chiesa, e forse una volta lo era: il museo archeologico. Ci sono comode passerelle per la bici, così mi avvicino, anche per sfuggire al caldo torrido che ha già superato i 40°. Scopro due cose: che si può fare un biglietto cumulativo con la valle dei templi e, soprattutto, che un’amica di uno dei custodi (non so come definirlo, ma sembrava più che un custode) ha un b&b nel centro di Agrigento. Le telefona, ha posto, mi fa un buon prezzo: affare fatto! Visitato il museo, riprendo a salire… sotto i 45° del mezzogiorno, su una strada completamente al sole. Il sudore sgorga a fiotti, gocciolo letteralmente, e la preoccupazione più grande è che non entri negli occhi, perché brucia, e tanto. Ciliegina sulla torta: l’itinerario a piedi delle Google maps prevede delle scalinate per superare i binari della ferrovia e mi tocca tornare indietro. Come Dio vuole, arrivo alla mia meta. Mi accoglie una simpatica signora, Antonella, come me, mia coetanea, che lo gestisce insieme ai suoi figli che hanno più o meno l’età dei miei. Quante combinazioni! Rimango un po’ a chiacchierare con loro, faccio anche la conoscenza di Cesare e Nina, due coccolissimi bulldog inglesi, di cui il loro padrone, il figlio minore della signora, è evidentemente innamorato. Arrivano le sei ed è ora di incamminarsi verso la Valle dei templi. Incamminarsi, non ne voglio più sapere di bici fino a domani, scusa Kubiña…
Sono comunque sei chilometri fra andata e ritorno, ma mi godo la camminata, anzi, un po’ mi manca camminare. Per fortuna, avendo già il biglietto, devo solo mettermi in fila per i controlli anti Covid, che già è abbastanza lunga, data l’affluenza a quest’ora. Per tutta la visita, rimango in compagnia di una famiglia veneta la cui bambina si ferma sempre ad aspettarmi se mi attardo.
Dopo la magia dei templi illuminati dagli ultimissimi raggi del sole prima e dalla luna poi, si presenta il problema prosaico di come tornare a Messina e poi in Calabria per cominciare a risalire lungo la costa ionica. Gabriele mi consiglia di prendere un treno da Caltanissetta, ma alora devo ripassare da Favara e Canicattì, itinerario nè nuovo nè bello.
Così l’indomani, nell’andare alla stazione ad informarmi sui treni da Agrigento, perdo il bivio che mi ci avrebbe condotta e, nel ritornare indietro, mi accorgo che c’è anche la stazione degli autobus. Mi ci dirigo, entro nella biglietteria e, dopo qualche telefonata, il giovane impiegato allo sportello riesce a trovarmi un autobus per Catania che mi trasporti la bici; mi scaricherà proprio davanti alla stazione ferroviaria da cui prenderò il treno per Messina. Sono strafortunata: il treno parte dal primo binario a Catania ed arriva al primo binario anche a Messina, senza sottopassaggi da attraversare.
Mentre mi dirigo al porto della Caronte, perchè le ferrovie dello stato, più vicine, non imbarcano la bici sugli aliscafi e adesso, per le norme anti Covid (?), neanche sui traghetti, noto lo scorcio di una bella chiesa ed attraverso la strada per vederla meglio e scattarle una foto. Si tratta della chiesa dei catalani, salvatasi dal terremoto che, nel 1908, distrusse la città e che sorge quindi su un livello più basso rispetto agli edifici circostanti, costruiti sulle macerie.
Questa è la quarta volta che passo da Messina, praticamente quasi senza vederla, come la stragrande maggioranza dei turisti, che la considerano solo un passaggio obbliagato tra il continente e la Sicilia, e stasera scopro una città bellissima. Ma perchè mi devo imbarcare adesso? A Villa San Giovanni ci posso andare benissimo domattina e stasera godermi Messina. Detto fatto! Entro in un bar per il solito chiedi.it e mi indicano un b&b in centro. Mi accordo telefonicamente con il gestore, Rosario: verrà ad aprirmi, ma devo aspettare un po’ perché si trova fuori città. Intanto lo cerco, il b&b, e, dopo avere fatto un giro dell’oca per arrivarci, scoprirò che è a due passi dal Duomo. Rosario arriva, mi aiuta con i bagagli e con la bici, si informa sul mio viaggio e non vuole credere alla mia età; mi dice che sembro una ragazza e che non posso avere più di quaranta, massimo quarantacinque, anni. Grazie Rosario! E grazie anche per la colazione che mi accompagnerai a fare domattina, nel bar con cui tu ed Antonella (la sua fidanzata) vi siete convenzionati; seguendo il tuo consiglio, rinuncio al mio solito latte macchiato in favore di una granita al caffè con panna che è la fine del mondo, avevi proprio ragione! Il proprietario del bar trita il ghiaccio per le granite a mano, con il metodo insegnatogli dal nonno, e comincia a lavorarci alle cinque e mezzo del mattino.
Salutato Rosario, promettendogli che farò una recensione lusinghiera al suo b&b “Il galeone”, vado ad imbarcarmi per la Calabria.
E rieccomi sul continente, dando ufficialmente inizio al viaggio di ritorno. Comincerò a risalire la penisola lungo la costa ionica e, verso Metaponto, imboccheró l’Appia che mi condurrà verso Roma. Passo dal bel lungomare di Reggio Calabria e poi é tutto un susseguirsi di località sul mare seguendo la SS 106 ionica. Naturalmente cerco percorsi alternativi, ritrovandomi a pedalare sulla spiaggia o, peggio, fra cumuli di rifiuti. A Lazzaro, essendosi ormai fatta l’ora di fermarsi, chiedo informazioni a una signora che gioca col nipotino nel suo giardino. Gentilissima, Anna, mi invita ad entrare, mi offre un latte di mondorla, tipico di qui, e mi dice che, qualche chilometro più avanti, a Melito di Porto Salvo, troverò un camping. E così è. Monto la tenda, l’unica in tutto il camping, perchè gli altri sono tutti in camper, roulotte o bungalow, e vado a fare il solito bagno al tramonto, nella solita tavolozza di caldi colori liquidi.
È ora di levare le tende Una bella ciclabile mi conduce ad Agrigento … e non sono neanche le undici e mezza! Anche per sfuggire al caldo vado a visitare il museo archeologico la statua di Pirandello davanti al municipio camera con gatto… … al b&b “L’arco ubriaco” Nell’ora che volge al desio… … ci si avvia … verso la Valle dei templi ciao Agrigento dal finestrino del pullman la chiesa dei catalani la scalinata per il santuario su in alto, chiusa la sera 😕 colazione con granita Sicilia addio Villa San Giovanni sul lungomare di Reggio Calabria Enjoy, disfruta… … ti promettono bellezze e poi ti trovi questo! con Anna