24 ottobre 2019. Goro – Sant’alberto

16 Giugno 2020 0 Di wp_1499909

Km 68


Paesi attraversati:
Goro – Bosco della Mesola – Codigoro – Lido di Volano – Lido delle Nazioni – Lido degli Scacchi – Porto Garibaldi – Comacchio – Valli di Comacchio – Anita – Sant’Alberto

Avrei voluto scrivere Forlì invece di Sant’Alberto,  ma va bene così, niente accade per caso e così ho conosciuto Alberto (si chiama come il suo paese), ex ciclista per motivi di salute. Al bar dove mi ero fermata prima di affrontare i 14 chilometri per Ravenna, mi hanno fatto notare che era già tardi e piovigginava, consigliandomi caldamente di fare tappa qui e lui, sopraggiunto nel frattempo, non ha esitato ad aprirmi la porta della sua casa, che condivide con l’anziana mamma malata e la cagnolina Chicca. Grande persona, Alberto.

Stamattina, a Goro, colazione sontuosa al bar, compresa nel prezzo della camera: caffelatte, due brioches, spremuta; ed hanno pure insistito perché mi portassi via qualcosa di salato! Ricevute le indicazioni per raggiungere il lido di Volano e da qui il bosco della Mesola, alle nove finalmente mi avvio. Bellissimo il bosco della Mesola, pieno di cervi, di funghi, ma anche di sabbia, il che mi ha costretto a scendere spesso di sella e trascinare faticosamente Kūbiña (dove ho già fatto questo?)

Dopo il  bosco prosegue il “desfiladero” dei lidi ferraresi: lido delle Nazioni, che si chiama così perché le vie hanno tutte nomi di nazioni, lido degli Scacchi, con qualche scacchiera dipinta qua e là sui muri delle case o sul selciato, poi Porto Garibaldi e infine Comacchio, che conoscevo già, ma passarci in bicicletta é un’altra cosa.

Lascio Comacchio seguendo una rassicurante indicazione marrone per Ravenna col logo della bici  che conduce al traghetto sul Reno fra Anita, luogo dove mori l’omonima compagna dell’eroe dei due mondi, e Sant’Alberto,  21,5 km. I primi sei sono su un meraviglioso, ma scomodo, sterrato tra la valle di Comacchio, una grande palude ricca di uccelli, fra cui tanti, bellissimi, fenicoteri rosa alla mia sinistra e un canale sulla destra. Si pedala a fatica, si fanno foto e quindi ci si impiega molto a ricoprire questi pochi chilometri, poi il sentiero sfocia sulla SP 72, strada asfaltata e tranquilla, con l’asfalto recante larghe macchie di sangue, quando non proprio le carcasse di animali investiti, per lo più nutrie, e un serpentello. Nella direzione opposta vedo allontanarsi un altro raro, data la stagione ciclo viaggiatore.

Arrivo al traghetto sotto la pioggia; l’addetto mi spiega la strada, poi la sosta al bar per bardarmi contro la pioggia, e l’offerta di ospitalità di Alberto che, dopo la doccia,  mi accompagna in macchina alla lavanderia a gettone. Domani ripartirò con la roba pulita e profumata.