18 ottobre 2019. Vicenza – Bassano del Grappa
Km 50

Paesi attraversati:
Vicenza – Quinto Vicentino – Armedola – San Pietro in Gu – Scaldaferro – Friola – Schiavon – Santa Romana – Nove – San Vito – Marostica – Bassano del Grappa
La giornata inizia prestissimo, oggi. Vanessa deve essere alla stazione entro le sei, del mattino, per andare al lavoro; cosi sveglia alle 5.30, borse già chiuse, già passata dal bagno, mi infilo nei vestiti di ieri e scendiamo in strada dove dò la sveglia anche alla Kūbiña. Saluti e baci ai miei ospiti; peccato doversi già separare, mi sarebbe piaciuto passare ancora un po’ di tempo con loro. Come scriverà Alberto in un commento al mio post, non ci siamo neanche fatti una foto insieme; magari si è trattato di un lapsus freudiano, per rivedersi in futuro, magari alla casa azul y amarilla. Loro partono in macchina ed io mi avvio, fanalini accesi, nella direzione in cui mi hanno detto che troverò dei bar aperti. Macché! Tutto chiuso, poca illuminazione in generale, non so bene verso dove dirigermi nel buio di quest’ora. Finalmente lo trovo il bar aperto, gestito da un ragazzo cinese. Latte macchiato con brioche di ieri, Wi-Fi e, in attesa che faccia giorno, scrivo il diario di ieri prima che i ricordi si affastellino e si confondano: si vedono talmente tante cose, si incontrano tante persone, si attraversano tanti posti che poi è difficile distinguere un giorno dall’altro e invece è così bello poter rivivere certi momenti a distanza di tempo. L’arrivo dei due bambini del gestore, una scolaretta di sei anni con il suo grembiulino nero e un piccolino di due anni, due amori, accompagnati dalla loro mamma, segna il confine tra la notte e il giorno: anche per oggi è ora di partire! Ho messo a punto l’itinerario: Marostica – Bassano del Grappa – Asolo – Castelfranco Veneto dove sarò ospite di Cristina, con la quale ieri ho viaggiato nello scompartimento bici del treno per Vicenza. Lei aveva una leggera bici pieghevole e tornava dal lavoro; abbiamo subito familiarizzato, ci siamo scambiate numeri di telefono ed esperienze ai pedali. Lei ha anche una bici da corsa con la quale ha fatto qualche breve cicloviaggio; le piacerebbe attrezzarsi con una bici tipo la mia, su cui poter montare un portapacchi invece di caricarsi di un pesante zaino… il problema è sempre il tempo. Mi invita subito a passare la notte di domani a casa sua: che belli questi incontri! Insieme al fatto di non dover mai ritornare sui propri passi, sono la vera essenza di un viaggio itinerante. All’inizio non trovo alternative alla provinciale; miss Google non me le suggerisce ed ogni volta che, notata una stradina, la imbocco speranzosa, questa finisce nel nulla, costringendomi a faticose manovre per tornare sulla “retta” via, finché ne vedo una che sembra proprio andare bene a cui si accede da un piccolo svincolo che poi passa sotto alla strada principale. È pure mappata e si vede sulla cartina online che va bene, ma ogni volta che la reimposto mi rimanda sulla strada trafficata. Me ne frego e ci vado lo stesso. Grazie ai tentativi fatti per orientarmi vedo una chiesina antica dedicata a San Michele che non avrei mai notato dato che le davo le spalle, bellissima, ma purtroppo chiusa, e, una volta convinta della bontà dell’alternativa trovata, mi ci dirigo senza esitazione. É stato come passare dall’inferno al paradiso! Dannate Google maps! Anche in modalità “a piedi”, ti devono sempre consigliare la strada più breve, a tutto discapito della panoramicità e della sicurezza. Arrivo così a Marostica attraverso stradine di campagna e piste ciclabili, scoprendo un Veneto diverso, agreste, ricco delle tracce della devozione religiosa dei suoi abitanti. Marostica, famosa per la partita a scacchi giocata in piazza con pezzi “vivi”, si annuncia da lontano con il suo castello superiore, costruito seguendo il profilo della collina che la sovrasta, ma ci si entra attraverso quello inferiore. Decido per una sosta al tavolo di una gelateria che affaccia sulla Piazza degli scacchi, si chiama proprio cosi, e scrivo un messaggio a Cristina per accordi. Mi risponde immediatamente che stava per inviarmene uno lei in cui mi informava di un contrattempo: la sorella le ha chiesto il favore di scambiarsi il turno di assistenza alla madre per questo weekend e quindi, non essendo a casa, non può ospitarmi. Questo scombina i miei piani, fino ad un certo punto, però. Avevo già pensato di dormire a Bassano, dove so esserci un ostello per aver tentato per due volte, senza riuscirci per scarsità di iscrizioni, di organizzare una cicloturistica con il CAI di Inveruno. Infatti, quando ho dato il mio nome al ragazzo della reception, é risultato essere già in memoria. Prenoto una stanza singola, ma, pochi minuti più tardi, il ragazzo mi richiama per dirmi che si era sbagliato, non hanno stanze libere per stanotte, e me ne propone una nella villa che l’associazione di cui é presidente ha da poco ristrutturato e preso in gestione, allo stesso prezzo dell’ostello. Affare fatto! Mi dicono di passare comunque dall’ostello perché la reception della villa apre alle 18,30; nel frattempo posso lasciare lī la bici e godermi la città a piedi. All’arrivo scopro che hanno anche un locale lavanderia dove, per 4,50 euro, hai tutto lavato e asciugato e mi mettono pure a disposizione una cameretta- ufficio dove cambiarmi. Dicono che non si può venire a Bassano e attraversare il ponte degli alpini (purtroppo attualmente in ristrutturazione) senza gustare un “mezzo e mezzo”, un aperitivo nato per errore, pare: mezzo rabarbaro e mezzo acqua. Fatto! Mi aggiro per le stradine e le piazze del centro per fare ritorno all’ostello dove recuperare bucato e bici. Il bravo, giovane receptionist Lele, diminutivo di Emanuele, ho subito detto io e pare sia stata la prima ad azzeccarlo al primo colpo, aveva già passato la roba lavata nell’asciugatrice; a me rimane solo di piegarla e rinfilarla nelle sacche per raggiungere la mia “casa” di stasera, una bella villa del XVI sec appartenuta ai gesuiti (e te pareva), ora in gestione di un’associazione con finalità sociali, di cui Emanuele è il presidente. Ci sistemiamo, Kūbiña in un salone al primo piano, io in una stanza al secondo e, dopo la doccia, scendo a cena. Vengo invitata al loro tavolo dalla mamma di Anna, una bambina (scoprirò poi che ha già ventitré anni) disabile tenerissima che avevo già incontrato prima nella reception, la cui principale preoccupazione consiste nel nutrire con prosciutto Paolino, il suo panda di peluche. Fanno parte di un’associazione di famiglie con problemi di vario genere e la mamma di Anna lavora qui come cuoca. Passo del tempo piacevolmente parlando con loro finché il sonno non mi vince e me ne torno in camera. Domani sarò ospite di Matteo, uno degli amici pellegrini del primo cammino, e di sua moglie Giovanna a Borgoricco, un paese vicino a Padova.
Quinto Vicentino Armendola, la chiesetta di San Michele San Pietro in Gu Scaldaferro Schiavon Santa Romana Nove San Vito Marostica, il castello superiore… … e quello inferiore, da cui si accede al centro storico La piazza degli scacchi Bassano Il ponte degli alpini in ristrutturazione Il Brenta Tempio ossario dei caduti nelle due guerre Piazza Liberà Qui si può gustare il “mezzo e mezo”