“Cicloviaggiare”, con il gusto del proibito, al tempo del coronavirus
Chi l’avrebbe mai immaginato tutto questo? Che un bel giorno ci avrebbero fatti tutti prigionieri, messi agli arresti domiciliari senza aver commesso nessun reato, a causa o grazie ad un virus dalle conseguenze neppure così letali come stanno convincendo la gente a credere. Comunque questo articolo non vuole essere incentrato sul Covid, ma sugli effetti che questo nuovo modo di vivere sta avendo su chi, come me per esempio, stava già esultando per il proprio tempo riconquistato grazie alla pensione. Quest’anno niente studenti, niente lezioni di matematica, e questo un po’ mi dispiace perché ho sempre amato il mio lavoro, ma anche niente calcolo dei giorni disponibili per poter scoprire, gustandomele lentamente, a piedi o in bicicletta, nuove parti del mondo vicine o lontane.
E invece eccomi qui, a non sapere che farmene di tutto questo tempo. Secondo i miei piani, starei per completare la seconda parte del mio personalissimo giro d’Italia; la prima, da casa mia, vicino a Milano, scendendo lungo la costa adriatica e compreso il giro della Sicilia, l’avevo fatta tra ottobre e dicembre, appunto per festeggiare l’agognata fine degli impegni lavorativi. Pensavo di passare un mesetto qui in Spagna, nella mia casa azul y amarilla, e tra aprile e maggio scendere lungo la costa tirrenica e tornare dalla ionica dapprima e poi dall’interno. Quando ho lasciato l’Italia, si incominciava a parlare di zone rosse intorno a Lodi/Casalpusterlengo, ma non c’era divieto alcuno né di lasciare la Lombardia né tantomeno l’Italia. In Spagna tutto normale… per un paio di settimane, ma poi la festa è finita ed il confinamento è approdato anche qui, forse anche peggiore. La mia fortuna è di vivere in un paesino agricolo, con pochi abitanti e pochi controlli. Non c’è un supermercato e nemmeno un bancomat; per questi servizi bisogna andare a Tabara, una quindicina di chilometri in bici: una pacchia quando la “normalità” era restarsene tappati in casa.
Adesso però siamo entrati in fase 1: si può uscire dal paese e così, con un’amica, ci siamo regalate una due giorni in bici lungo la Sierra de la Culebra, la catena montuosa di qui. Pernottamento vietatissimo, ma obbligato, in tenda, visto che gli alberghi sono ancora chiusi.
Partenza! A Tabara c’è un bar aperto: sosta caffè Escober Sesnanses Massì, basta carretera! Prendiamo questo bel cammino… Peccato che dopo un po’ scompaia… … per poi ricomparire, e arriviamo ad un rifugio Peccato sia troppo presto, sarebbe stato perfetto per la notte Cammino con il rudere di una vecchia stazione Riofrio de Aliste Campogrande Pobladura de Aliste …pueblo interessante, con un bel paseo fluvial …e un museo di araldica La Sierra de la Culebra Discesona a Riomanzanas El rio Manzanas Al Portogallo manca davvero poco Bivacco notturno … proibitissimo!!! Riomanzanas, ore 7.30, -1° C Villarino de Aliste. Siamo a 5°C e i gatti stanno al sole… mica scemi Imbocchiamo un altro bel percorso per MTB Bello davvero, ma bisogna spingere spesso la bici Figueruela de Aliste: c’era un bar aperto e non ci siamo passate! Jara con occhi ed ape Sosta pranzo all’area picnic della senda micologica Mehide. Qui alla panaderiaci regalano una bottiglia d’acqua Palazuelo de las cuevas Si pedala fra i colori dei fiori … e l’erica in fiore La stazione di Sarracin dove, finalmente, troviamo un bar aperto Riofrio de Aliste Antichi ricoveri per il bestiame Pecore al pascolo nei pressi di Tabara Altra sosta gelato al bar aperto di Tabara… ormai siamo a casa